venerdì 7 dicembre 2012

Arte Artica


"Diego Singh è a Napoli per la sua prima personale europea. Da Annarumma, fino al 12 dicembre. Con un ritorno alla pittura che è sintomo di lentezza e meditazione" (artribune)


Ma è possibile che nessuno denunci questo fatto nel mondo dell'arte?

Vita normale e arte, due mondi sempre più distanti, "ritorno alla pittura che è sintomo di lentezza...." più lo leggo e più mi suona indigestibile, questa l'ennesima prova della grandissima incestuosità dell'arte che è simile a un cane che si morde la coda.

Desostansizzata, senza pensiero, solo forma, forma in un modo, forma in altro, almeno i barattoli di pomodoro a qualcosa servivano.

Fintanto che l'arte rimaneva decorazione: forma e trasmissione di pensieri contorti di dubbia utilità, l'arte sopravviveva, i collezionisti compravano, i bigotti avevano il loro pezzo di importanza, i radical chic raccontavano le loro fairy tale nei bistrot in centro. 

La generazione di ora, contando su di una intercorrelazione rodata e telempatica sentono la distanza comunicativa delle alte sfere di potere.

In passato l'arte è stata canale di diffusione, espressione, comunicazione di movimenti.

Se l'arte vuole rimanere un'alta sfera decorativa, un catalogo, non lo spirito quasi animale che fa uscire fuori le persone da se stesse, lascerà sole le persone.

Io mi chiedo come faccia nessuno a urlare tutto questo.

l'arte urla!


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