martedì 11 dicembre 2012

Edizione limitata delle scarpe di Charlotte Olympia - C'è chi inneggia il boom ma è la solita pop art






Recita un noto sito d'arte:
"Se sei una donna con l'anima fashion (capricciosamente, come recita artribune.com), se sei di quelle che una seduta di shopping a settimana non deve mancare, fosse pure da H&M o al mercatino vintage etc etc..... allora di sicuro queste scarpe non ve le potete perdere "


Una certa Charlotte Olympia ha preso delle scarpe e ci ha stampato sopra i quadri della pop art, quelli che di sicuro non puoi non conoscere. 

Questo è proprio il rovesciamento dell'arte, una perversione che dall'arte del decoro tende più al globalismo, al bigotto applicare qualcosa a un oggetto solo perchè è famoso.

Che cosa ci dovrebbe essere di bello nell'indossare un quadro che conoscono tutti e che viene spogliato dei suoi se esistenti, raffinati e sottili significati nascosti!?



Sentono la necessità di gadgetizzare tutto, come i grembiuli con il David, che ovviamente paragono a queste scarpe, sì, perchè è la parte più triste e morta della moda, quella priva totalmente di qualsiasi forma d'arte, che da peso a qualcosa solo perchè è famoso ma non nuovo.



polvere e polvere
bv

venerdì 7 dicembre 2012

Arte Artica


"Diego Singh è a Napoli per la sua prima personale europea. Da Annarumma, fino al 12 dicembre. Con un ritorno alla pittura che è sintomo di lentezza e meditazione" (artribune)


Ma è possibile che nessuno denunci questo fatto nel mondo dell'arte?

Vita normale e arte, due mondi sempre più distanti, "ritorno alla pittura che è sintomo di lentezza...." più lo leggo e più mi suona indigestibile, questa l'ennesima prova della grandissima incestuosità dell'arte che è simile a un cane che si morde la coda.

Desostansizzata, senza pensiero, solo forma, forma in un modo, forma in altro, almeno i barattoli di pomodoro a qualcosa servivano.

Fintanto che l'arte rimaneva decorazione: forma e trasmissione di pensieri contorti di dubbia utilità, l'arte sopravviveva, i collezionisti compravano, i bigotti avevano il loro pezzo di importanza, i radical chic raccontavano le loro fairy tale nei bistrot in centro. 

La generazione di ora, contando su di una intercorrelazione rodata e telempatica sentono la distanza comunicativa delle alte sfere di potere.

In passato l'arte è stata canale di diffusione, espressione, comunicazione di movimenti.

Se l'arte vuole rimanere un'alta sfera decorativa, un catalogo, non lo spirito quasi animale che fa uscire fuori le persone da se stesse, lascerà sole le persone.

Io mi chiedo come faccia nessuno a urlare tutto questo.

l'arte urla!